Discussione delle licenze Creative Commons

["Nicola A. Grossi" <nag AT area01.org>]

J.C. DE MARTIN ha scritto:

>  
>
> > Siamo sicuri che sia l'unico metro? Forse ci sono anche parametri non
> > meramente quantitativi, ma qualitativi. In altre parole... siamo
> > sicuri che un paese in cui ci sono 100 opere rilasciate con CC e 10
> > community attive abbia colto i principi di CC meglio di un paese che
> > ha 10 opere e 100 community attive??
> >
> >  
> >    
> Cogliere i principi e' un mezzo, non un fine.
> L'obiettivo di CC e' favorire il rilascio di opere "libere".
>  
A mio modo di vedere, se il rilascio non è sempre consapevole ed informato,
la quantità di rilasci non assume un connotato necessariamente positivo.

La stessa cosa può dirsi per quanto riguarda l'opponibilità delle 
licenze ai licenzianti.

Quindi, credo che l'accurata spiegazione del significato delle licenze, 
l'evitare
il più possibile le libere interpretazioni (vedi le lunghe discussioni 
su cosa significa non commercial:
è come se sulle vecchie lire la Banca d'Italia avesse fatto stampare 
anziché "lire 1.000", "1.000-1.500 lire
a seconda dei punti di vista") e la raccomandazione dell'uso di 
strumenti "antisismici"
(come la firma elettronica) siano fondamentali e pesino tanto quanto le 
"adesioni",
giacché stiamo parlando di negozi giuridici, non di spillette o cappellini.

Siccome CC.it questo tipo di informazione lo ha fatto (sì, potrebbe 
farlo di più, ma lo ha fatto),
immagino che De Martin non volesse dire che la quantità è la sola cosa 
che conta.
In questo ambito, senza qualità non c'è quantità che possa contare 
veramente.
Tanto più la quantità è priva di qualità, tanto più equivale a un danno.
Un danno non riparabile, un danno di cui rischiamo di accorgerci tutto 
d'un botto, alla prima pronuncia
giurisprudenziale.


bye
nag